Summary: | "Il 'gusto della nostra lingua' (Parini) è stato variamente declinato nel corso della storia linguistica italiana, come testimoniano i saggi qui raccolti. È stato ideale di decoro e di eleganza per Federico Borromeo; lotta contro l'affettazione e ricerca di uno scaltrito pluristilismo, all'interno di una classicità rinnovata, per Parini polemista; ricerca del buon uso moderno, documentato in "nobili e giudiziosi scrittori", ma anche nell'uso vivo di Firenze, per Gherardini lessicografo; esigenza di rivitalizzare la lingua italiana che "non ha leggiadria né colorito se non in quanto si fa bella delle penne dei dialetti" per Giovanni Rajberti; incetta di risorse espressive e creatività linguistica per Carlo Dossi; abile riuso seriale di parole e immagini per Guido da Verona e Liala, regina del "rosa" nostrano; nuova libertà nel rapporto tra linguaggio grafico e verbale per i contemporanei Igort e Gipi. Ma il 'gusto della nostra lingua' è stato anche e soprattutto la forte aspirazione all'unità e alla diffusione dell'italiano come elemento di identità nazionale quando si voleva fare l'Italia: ed è stato potente collante unitario per i nuovi italiani dell'Italia 'plurale' del 1861, come può esserlo per i nuovi italiani dell'Italia di oggi, multilingue e multiculturale"-- The "taste of Italian language" has differed vastly over the course of linguistic history, from searching for renewed classicism for Parini to delighting in the freedom of the relationship between graphic and verbal language for contemporaries like Igort and Gipi. But most importanly, the "taste of the language" showed a strong aspiration towards unity as a nations and was a symbol of national identity. It was a powerful unitary bond for the Italians of newly combined nation of 1861, as it may be for the new Italians of today's Italy, multilingual and multicultural.
|